Dopo una lunga assenza sul mio blog, oggi vi voglio raccontare una favola...è la storia di un bambino.
C'era questo bambino, non chiedetemi dove...che non riusciva a leggere e a scrivere, faticava tanto ad imparare, non riusciva a ricordare niente, neanche che la lettera F viene prima della lettera G. L'alfabeto era il suo nemico, le lettere gli ballavano davanti agli occhi e gli davano cosi fastidio che lui si stancava a leggere e a scrivere. A chi poteva raccontare tutto questo? La sua testa era piena zeppa di nozioni, ma da dove partire non lo sapeva. L'alfabeto ballava sempre. Un giorno il povero ragazzo rimase schiacciato sotto il peso dello studio. Fu bocciato. Stava male per le sue difficoltà. Tutti lo chiamavano "asino" o "sciocco". Tutti lo prendevano in giro, ma lui sopportava tutto questo con molto coraggio.
Quando una mattina tirò fuori il suo vero talento. La sua teoria gli aprì le porte del mondo. Sapete di chi parlo? Di Albert Einstein.
Di storie come la sua ce ne sono molte: Pablo Picasso, Walt Disney...
Voi vi state chiedendo: perchè vi sto raccontando tutto questo?
Per farvi capire che tutti loro, e molti altri avevano quella che oggi noi chiamamo DISLESSIA.Loro con la loro luce e il loro modo di vedere hanno ostacolato chi non li accettava e chi non la pensava come loro, però ne sono usciti vincenti,... e tutto il mondo ne è rimasto a bocca aperta
Pedagogista Delia Borelli
mercoledì 16 gennaio 2013
venerdì 16 novembre 2012
BAMBINI CON ADHD: una sfida!
I bambini con ADHD (disturbo deficit d'attenzione e iperattività) costituiscono una sfida significativa per tutti quelli che sono deputati alla loro educazione. L'insieme delle conoscenze sull'ADHD, seppur complesso e lontano dall'essere esaustivo, e' estremamente utile per stimolare spunti finalizzati alla costruzione di un clima di classe organizzato che permetta l'attuale si di una didattica di qualità e sia un aiuto concreto al benessere dell'alunno e dell'insegnante.
Generalmente, i bambini con ADHD, fin. Dalla tenera età non sono ben integrati con i loro coetanei, che tendono a rifiutare la loro compagnia, e vengono visti in maniera negativa dagli adulti che cercano di controllare il comportamento inappropriato.
Rispetto ai coetanei, i bambini con ADHD presentano disturbi dell'apprendimento e hanno insuccessi scolastici. Questi, a loro volta comportano demoralizzazione, indebolimento dell'autostima e favoriscono il precoce abbandono della scuola.
Per le madri e i padri di questi bambini, assumere un ruolo genitoriale efficace e' di cruciale importanza, ma proprio per questo e' anche una grande fatica.
Come ho già detto, questi bambini sono, per le loro caratteristiche, difficili e imprevedibili. La conseguenza, dal punto di vista del genitore può essere uno stile educativo autoritario e la tendenza a imporre nuove regole instaurando col figlio strategie di gestione del problema direttive e veicolate da comandi ripetitivi e non sempre chiari.
Questo genera una funzione genitoriale poco coerente che non porta ad altro se non a situazioni sempre più difficilmente gestibili. La tendenza e' vedere il proprio figlio come privo di punti di forza e pregi, impossibile da gestire, e percepire se' stessi come un totale fallimento senza possibilità di appello.
I bambini con ADHD (disturbo deficit d'attenzione e iperattività) costituiscono una sfida significativa per tutti quelli che sono deputati alla loro educazione. L'insieme delle conoscenze sull'ADHD, seppur complesso e lontano dall'essere esaustivo, e' estremamente utile per stimolare spunti finalizzati alla costruzione di un clima di classe organizzato che permetta l'attuale si di una didattica di qualità e sia un aiuto concreto al benessere dell'alunno e dell'insegnante.
Generalmente, i bambini con ADHD, fin. Dalla tenera età non sono ben integrati con i loro coetanei, che tendono a rifiutare la loro compagnia, e vengono visti in maniera negativa dagli adulti che cercano di controllare il comportamento inappropriato.
Rispetto ai coetanei, i bambini con ADHD presentano disturbi dell'apprendimento e hanno insuccessi scolastici. Questi, a loro volta comportano demoralizzazione, indebolimento dell'autostima e favoriscono il precoce abbandono della scuola.
Per le madri e i padri di questi bambini, assumere un ruolo genitoriale efficace e' di cruciale importanza, ma proprio per questo e' anche una grande fatica.
Come ho già detto, questi bambini sono, per le loro caratteristiche, difficili e imprevedibili. La conseguenza, dal punto di vista del genitore può essere uno stile educativo autoritario e la tendenza a imporre nuove regole instaurando col figlio strategie di gestione del problema direttive e veicolate da comandi ripetitivi e non sempre chiari.
Questo genera una funzione genitoriale poco coerente che non porta ad altro se non a situazioni sempre più difficilmente gestibili. La tendenza e' vedere il proprio figlio come privo di punti di forza e pregi, impossibile da gestire, e percepire se' stessi come un totale fallimento senza possibilità di appello.
domenica 4 novembre 2012
...Mother, you had me but I never had you
I wanted you but you didn't want me,
....
Father, you left me but I never left you,
I needed you but you didn't need me,
So I got to tell you,
Goodbye, goodbye.
Children, don't what I have done,
I couldn't walk and I tried to run,
...
Mama don't go
Daddy come home.
-J.Lennon
I wanted you but you didn't want me,....
Father, you left me but I never left you,
I needed you but you didn't need me,
So I got to tell you,
Goodbye, goodbye.
Children, don't what I have done,
I couldn't walk and I tried to run,
...
Mama don't go
Daddy come home.
-J.Lennon
mercoledì 31 ottobre 2012
LASCIATE TRANQUILLI QUELLI CHE NASCONO
Lasciate tranquilli
quelli che nascono.
Lasciate spazio
perché possano vivere.
Non preparate già
tutto pensato.
Non leggete a tutti
gli stessi libri.
Lasciate che siano loro
a scoprire l'alba,
a dare un nome ai loro baci
-Pablo Neruda-
martedì 30 ottobre 2012
AI BAMBINI NON SI URLA !!
Nel bambino, specie se molto piccolo, la regolazione delle proprie funzioni e dei propri ritmi è più difficile che nell’adulto. Quando una situazione quotidiana si carica emotivamente in modo marcato, tali abilità vengono esercitate con ancora maggior difficoltà.
La regolazione del comportamento nel bambino avviene attraverso la mediazione dell’adulto; perciò se il bambino è in crisi, fa i capricci o cerca di imporre la propria volontà al genitore, è opportuno che quest’ultimo mantenga la calma e risponda sereno, ancorchè deciso, senza urlare a sua volta tutta la propria ira al bambino. Anzi, ai fini della promozione di un rapporto basato sul reciproco ascolto (prerogativa indispensabile per l’instaurazione del dialogo anche nelle delicate fasi evolutive successive, in particolare l’adolescenza), è ancor meglio che egli abbassi la propria voce, privilegiando i contenuti e la solidità rispetto all’effimera alternativa di sedare sistematicamente il bambino con delle urla (o, peggio, con una percossa).
Infatti, se le argomentazioni del genitore si fanno interessanti, il bambino si abitua inevitabilmente a vedere il genitore come una solida base sicura capace di regolare oltre al proprio comportamento anche quello del bambino, persino in una situazione di spiccato conflitto.
domenica 28 ottobre 2012
L'attaccamento tra mamma e bambino
Il legame di attaccamento è un particolare tipo di relazione stabile che si instaura tra un bambino e la madre sulla base di scambi interattivi reciproci, è un bonding che unisce nello spazio e si protrae nel tempo e soddisfa le funzioni di sicurezza, di protezione, di sopravvivenza e di benessere. La teoria dell’attaccamento rappresenta un quadro di riferimento con cui pensare allo sviluppo e comprendere l’adattamento dell’individuo. Il comportamento di attaccamento è definito come ogni forma di comportamento che tende a ottenere o a mantenere la vicinanza con la principale figura di accudimento, ovvero la madre, nel momento in cui c’è una minaccia di separazione o una separazione completa; i segnali sono: il sorriso, la vocalizzazione, il pianto e, successivamente, l’avvicinarsi alla madre. La vicinanza fisica o anche solo visiva, dipende dal tipo di minaccia percepita, e determina l’inibizione del comportamento. Le esperienze visive ed uditive non sono necessarie affinché si sviluppi questo comportamento; anche bambini ciechi o sordi presentano tali manifestazioni. I cinque sistemi comportamentali che definiscono la condotta primaria di attaccamento sono: il succhiare, l’aggrapparsi, il seguire, il piangere, il sorridere.
Il sistema comportamentale di attaccamento è uno dei sistemi che motivano e regolano il comportamento del bambino; egli esplora l’ambiente circostante sapendo di avere a disposizione un’ancora di sicurezza data dalla stabilità della figura materna a cui riavvicinarsi nel momento di incertezza. I limiti accettabili di distanza dipendono da molti fattori, quali l’età, la presenza di estranei, il temperamento, la malattia, che modificano la percezione della figura della madre come rifugio stabile. In base a questa funzione di ricerca di sicurezza la madre può essere definita come una fonte di protezione cui rifugiarsi nelle situazioni di pericolo. I bambini utilizzano la madre come “base sicura” da cui partire per esplorare il mondo, equilibrando attaccamento ed esplorazione; l’equilibrio tra i due sistemi comportamentali non consiste solo nel mantenimento di un certo grado di vicinanza alla madre, ma è relativo al bilanciare l’esplorazione in risposta alla disponibilità dell’adulto, ai segnali con cui risponde al disagio e alla ricerca di contatto col bambino: in tal senso l’equilibrio tra i due sistemi è una premessa rilevante per lo sviluppo di un modello maggiormente bidirezionale.
Quindi il legame o relazione di attaccamento è quell’aspetto specifico della relazione tra madre e bambino connesso con l’affetto, con il mantenimento, la regolazione della sicurezza e della protezione. Si può parlare di relazione di attaccamento quando sono presenti tre caratteristiche fondamentali:
- la ricerca di vicinanza e prossimità alla figura di attaccamento;
- la ricerca di una base sicura nell’adulto di riferimento;
- la protesta per la separazione.
- richiedono la ricerca di vicinanza fisica;
- offrono sicurezza e benessere;
- producono ansia di separazione nel momento in cui vengono interrotti.
I piccoli dell’uomo conoscono un periodo molto maggiore di dipendenza dagli adulti rispetto alle altre specie animali, ma mostrano anche un’elevata capacità di apprendimento. Nel bambino vi è un periodo sensibile, che interessa il primo anno di vita, durante il quale si sviluppa il legame di attaccamento nei confronti della madre.
Affinché si possa parlare di legame affettivo, è necessario che tale legame sia duraturo e non transitorio e che venga stabilito con una persona specifica; inoltre, il legame affettivo deve essere emotivamente significativo in modo che il bambino possa provare il desiderio di contatto e vicinanza; tale desiderio è in relazione alle condizioni del bambino, ad esempio: la salute, l’età e le circostanze. I legami di attaccamento condividono queste caratteristiche, ma sono contraddistinti dalla ricerca di sicurezza e di conforto; la specificità del legame di attaccamento è proprio la funzione di rassicurazione e di protezione del bambino nelle situazioni di disagio. Il legame madre-bambino diventa il prototipo delle successive relazioni sociali, pertanto lo sviluppo della relazione è di fondamentale importanza per l’evoluzione del bambino.
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